Le mie recensioni

“L’isola di Arturo” di Elsa Morante

10 Agosto 2017
IL MIO GIUDIZIO :

L’ISOLA DI ARTURO – di Elsa Morante – ROMANZO

Questo lungo romanzo della Morante racconta la storia di Arturo Gerace, dalla sua nascita sull’isola di Procida, fino al giorno del suo diciassettesimo compleanno.

Arturo resta orfano di madre al momento della sua nascita e il padre, di origini italo-tedesche, non si curerà mai del figlio, affidandolo ad un conoscente dell’isola, che lo alleverà con latte di capra. Il padre, ricco e misterioso, è sempre in viaggio e torna sull’isola di tanto in tanto, per trascorrere qualche settimana in compagnia del figlio, per poi ripartire per altri viaggi di cui non darà mai particolari.

Il piccolo Arturo non viene mandato a scuola, ma ama tanto leggere e, nella grande casa di famiglia, ha a disposizione una ricca e vasta biblioteca, piena di classici della letteratura e libri di storia; pertanto nonostante tutto, sarà un ragazzino molto istruito.

Arturo sperimenta fin dalla nascita la libertà assoluta, padrone di fare tutto quello che vuole dal mattino alla sera; l’isola è il suo regno incontaminato, la casa di famiglia il suo castello e rifugio. E’ un bambino solitario, che non ha amici, e non frequenta la gente di Procida. La solitudine è la sua grande compagna. Cresce solo, libero e selvaggio. E senza affetti. Una totale assenza di amore e calore umano.

Sin da piccolo suo padre gli dice che le donne sono brutte e che nella loro casa non sono ammesse. Pertanto sarà per lui una grande sorpresa e l’inizio di qualcosa di nuovo e straordinario quando, appena adolescente, conoscerà Nunziata, la sua matrigna. Un rapporto difficile perché, per la prima volta nella sua vita, Arturo si troverà a doversi confrontare con la femminilità, la maternità, la dolcezza e le premure di una donna. Per lui sarà un’esperienza che lo scuoterà fino in fondo all’anima, che gli permetterà di aprire gli occhi e il cuore. Ma che lo farà soffrire profondamente.

Nel romanzo, Arturo racconta la storia della sua giovinezza: dall’idillio della sua fanciullezza, alla scoperta della vita e delle sue contraddizioni.

Interessante è l’uso del linguaggio, molto suggestivo e tipico della prima metà del novecento, arricchito da inflessioni dialettali che rendono estremamente realistico il contesto narrativo.

Mentre leggevo il romanzo, non potevo fare a meno di constatare quanto la solitudine interiore di Arturo, sull’isola selvaggia di Procida, sia in realtà molto simile a quella che si vive oggi nelle grandi città. E di quanto  l’individualismo, l’egoismo e l’incapacità di amare di suo padre siano ancora tremendamente attuali.

“Se, almeno, fosse durato sempre il presente inverno, malaticcio e smorto, sull’isola! Ma no, anche l’estate, invece, sarebbe tornata immancabilmente, uguale al solito. Non la si può uccidere, essa è un drago invulnerabile che sempre rinasce, con la sua fanciullezza meravigliosa. Ed era un’orrida gelosia che mi amareggiava, questa: di pensare all’isola di nuovo infuocata dall’estate, senza di me! La rena sarà di nuovo calda, i colori si riaccenderanno nelle grotte, i migratori, di ritorno dall’Africa, ripasseranno il cielo… E in simile festa adorata, nessuno: neppure un qualsiasi passero, o una minima formica, o un infimo pesciolino del mare, si lagnerà di questa ingiustizia: che l’estate sia tornata sull’isola, senza Arturo! In tutta l’immensa natura, qua intorno, non resterà neppure un pensiero per A.G. Come se, per di qua, un Arturo Gerace non ci fosse passato mai!”

L’autrice: Elsa Morante (Roma 1912 – 1985) ha esordito scrivendo eleganti cronache di costume per riviste. Nel 1941 ha pubblicato il suo primo volume di racconti: Il gioco segreto. Si è imposta all’attenzione della critica con il romanzo Menzogna e sortilegio del 1948, che le è valso il Premio Viareggio.  Nel 1957 ha pubblicato L’Isola di Arturo, vincendo il Premio Strega. Successivamente, ha pubblicato Lo scialle Andaluso (1964), Il mondo salvato dai ragazzini (1968), La storia (1974), Aracoeli (1982).

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